Una folla commossa ha riempito Sabato scorso la Chiesa Madre di Marsala per dare l’ultimo saluto a Danila Tranchida, 37 anni, tragicamente volata via all’improvviso come una piuma nella fredda mattina di Sabato 22 Novembre, lacerando il cuore di tutti noi. Parenti, amici, compagni di scuola, colleghi avvocati, sindaco e tanti altri hanno voluto stringersi attorno alla famiglia Tranchida in un momento di profondo dolore e condivisione.
L’atmosfera nella chiesa era densa di emozione. Tra i volti rigati di lacrime, spiccano le parole dell’omelia di Don Davide Chirco, che ha dipinto Danila come simbolo di gentilezza, bontà, umiltà, empatia, innamorata della vita, della sua famiglia e del suo lavoro. “Ci troviamo qui per onorare una vita che ha lasciato un segno indelebile nei nostri cuori”, ha detto il sacerdote, invitandoci a non cadere nella disperazione, pensare che tutto sia finito, che Danila non ci sia più, che ormai non ha più senso vivere e lottare, ma, rialzarci in piedi attraverso la fede e la speranza per coltivare ancora amore, nonostante non ne sentiamo la forza. È la speranza che ci invita a non abbatterci, a sentire in noi la scossa della resilienza, a portare avanti quello che Danila ci ha trasmesso, a saperla beata tra i beati, felice nella pace di Dio e pur tuttavia ancora misteriosamente immersa nella nostra vita.
Il cordoglio dei colleghi avvocati è stato palpabile. La Sezione Marsalese dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, insieme alla Camera Penale di Marsala, ha accompagnato il feretro con le toghe, in un ingresso silenzioso ma carico di rispetto. “Danila era per noi più di una collega: era il nostro punto di riferimento, il suo sorriso unico e il suo impegno instancabile ci mancheranno immensamente”, ha dichiarato un rappresentante dell’associazione.
Un momento particolarmente toccante è stato quello in cui la cognata di Danila, Giusy, ha letto una delle tante lettere che la giovane aveva scritto per la sua adorata nipotina Ada. Le parole, cariche di affetto, hanno strappato un lungo applauso alla folla: “il legame tra una zia e nipote è per sempre”.
Le amiche, commosse, hanno voluto salutare la loro “Danila” con un messaggio di speranza: “Il tuo spirito continuerà a guidarci, giorno dopo giorno. Qualcuno ti ha definita Una fiaschetta di Chanel n. 5 in un ambiente, come quello del tribunale, il cui odore non si può definire profumo. Nei corridoi del tribunale impeccabile ed elegante ma soprattutto sempre sorridente, trasmettevi gioia a chiunque incrociava il tuo sguardo. Questo perché il tuo sogno da bambina era essere un avvocato come tuo padre, dicevi sempre che avresti fatto il penalista “a casa mia pane e Cesare Beccaria”. Io e tutte noi, non possiamo sopportare di non vedere più i tuoi occhi, sentire il calore delle tue parole. Hai donato così tanto a ciascuno di noi: la tua semplicità disarmante, la tua gentilezza silenziosa, il modo in cui sapevi vedere oltre ciò che è visibile, oltre le apparenze, oltre ogni pregiudizio. Non ti ho mai sentita parlare male di qualcuno: cercavi ostinatamente il buono in ogni situazione, anche quando sembrava impossibile trovarlo. È questo il tuo lascito più vero: una luce quieta che continua a vivere dentro di noi, nei gesti, nei ricordi, nella tenerezza con cui ancora ti pensiamo. Ci lasci un vuoto grande, ma anche un’eredità di affetto, di forza e di umanità. Non è un addio, ma oggi vogliamo dirti grazie. Grazie per la tua amicizia, per il tempo passato insieme, per tutto ciò che ci ha insegnato senza neppure saperlo”.
La partecipazione della comunità marsalese ha dimostrato quanto Danila fosse amata e apprezzata non solo per la sua professionalità, per il suo attaccamento alla giustizia ma anche per la sua generosità e il suo entusiasmo contagioso. Mentre la città si stringe attorno alla famiglia Tranchida, resta il ricordo di una giovane donna che ha lasciato un segno indelebile nella vita di chi l’ha conosciuta.
Ciao Danila, per sempre nei nostri cuori.



