Manca meno di un anno alla scadenza del Pnrr e in Sicilia si è ben lontani dagli obiettivi di spesa previsti, col rischio che ingenti risorse debbano essere restituite e importanti interventi non vengano realizzati. Dalla rilevazione del 30 giugno 2025 si ricava che sono stati spesi solo 4.695.851.861, meno di 1/3 della dotazione economica di euro 15.713.383.650. Lo denuncia la Cgil Sicilia che rileva la mancanza di “progressi significativi nell’avanzamento dei lavori delle opere previste e il mancato rispetto dei target di crescita occupazionale di donne e giovani”. Arrancano dunque anche i pagamenti da parte dei soggetti attuatori, attestandosi su una percentuale di poco superiore al 29% e collocando l’isola tra le ultime regioni d’Italia. “La cabina di regia regionale, per il monitoraggio e l’indirizzo politico delle risorse- affermano Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia e Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale- si è riunita solo all’atto della costituzione. In pratica non ha funzionato e il risultato è questo, su un piano che peraltro di revisione in revisione risulta già snaturato rispetto agli obiettivi e alle ambizioni iniziali”. Ambizioni, ricordano i due esponenti della Cgil, “relative a una grande infrastrutturazione sociale, ambientale e digitale del Paese che consentisse il superamento dei grandi divari territoriali, sociali e di genere esistenti”. I due esponenti della Cgil rilevano peraltro che “la Sicilia rischia tra una anno, alla fine dell’intervento, di non avere tratto i dovuti frutti dalle enormi risorse messe a disposizione e di registrare lo stop della crescita del Pil registrata in questi due anni , un dato di fatto drogato- sostengono Mannino e Lucchesi- da circostanze momentanee, dagli effetti non duraturi”. Dalla Cgil peraltro viene il timore che “le risorse per non andare perdute vengano dirottate dallo Stato nel capitolo Difesa, che non ha vincoli di scadenze. Sarebbe una beffa- dicono Mannino e Lucchesi- il governo regionale avrebbe dovuto vigilare sulla messa a terra delle risorse coordinando le attività dei vari centri attuatori e invece non ha prodotto alcun significato atto per raggiungere gli obiettivi del Pnrr”.
Rispetto ai dati sui pagamenti il gap con le altre regioni, rileva la Cgil, è ampio.Per esempio tra le regioni del sud la Campania ha una percentuale di pagamenti del 30,5 su un ammontare economico di gran lunga superiore alla Sicilia, 19.883.871.706 di euro. Il dato siciliano risultato ancora più drammatico se il confronto è con le regioni del Nord o del centro Italia. La Lombardia è al 46,6% su 23.076.656.835; il Piemonte è al 45,4% su 16.249.832.498; il Lazio 36,7% su 16.456.953.707. La Sicilia dunque “fanalino di coda”, “con l’aumento di 300 milioni che c’è stato destinato prevalentemente a coprire i costi dei progetti già avviati”.
Pnrr: Cgil Sicilia, “A un anno dalla scadenza speso nell’Isola meno di 1/3 delle risorse.

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