“Nel settore del grano duro, da anni si sottolinea che nel Sud Italia il sole rende il grano duro perfettamente maturo e asciutto, quindi non in condizioni di sviluppare micotossine cancerogene e nocive”- affermano in una nota stampa il Sindaco Tranchida e l’Assessore Pellegrino. “Il regolamento comunitario 1881 del 2006- proseguono- consente di commercializzare i cereali con 1750 parti per miliardo di micotossine presenti nelle granelle, compreso il grano duro. In Canada, la loro legislazione si ferma a mille. Il grano duro italiano ha una presenza di micotossine vicina allo zero. Di fatto, si fa prevenzione sanitaria. A causa dei prezzi bassi del grano duro italiano da diversi anni, al di sotto dei costi di produzione, ci troviamo ad avere circa 600.000 ettari di superfici a seminativo non coltivati a grano duro, dalla Basilicata alla Sicilia, perché è antieconomico produrre.
Importiamo invece due milioni di tonnellate di grano duro dall’estero, compreso il Canada, per soddisfare la produzione di pasta italiana da collocare nel mercato mondiale.
Il grano canadese ha un quattordici per cento di proteine (buone per la pastificazione) e presenza di micotossine cancerogene e glifosato. Oggi la Coldiretti ha organizzato una mobilitazione nazionale sul tema, interessando la Regione Sicilia con un corteo a Palermo, in Puglia con una manifestazione a Bari, ecc. Il Presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, è stato ricevuto dal Ministro dell’Agricoltura; gli stessi si sono collegati con le piazze in videoconferenza. Le rivendicazioni, condivisibili, si possono così sintetizzare:
– Stop alle speculazioni e pratiche sleali: subito le rilevazioni di ISMEA e i controlli dell’Ispettorato centrale per la repressione delle frodi (ICQRF). Vanno fermate le azioni di quegli speculatori, in particolare degli importatori, che abbassano il prezzo del grano nazionale facendo leva su navi cariche di grano al glifosato. – Fermare le importazioni sleali e aumentare i controlli alle frontiere. No al grano al glifosato e dazio zero dal Canada; sì all’origine obbligatoria sulla pasta in Europa. Nelle importazioni serve reciprocità: le regole che valgono per i produttori europei devono valere per il grano che arriva da noi. Così non è oggi. L’Europa deve seguire l’esempio italiano di introdurre l’obbligo di indicare l’origine del grano (nati sette anni fa, il 13 febbraio 2018, con i due decreti del Ministro Martina e Calenda che consentono ai consumatori di conoscere la provenienza del grano duro e del riso). È uno strumento di trasparenza per i cittadini e consente ai pastai di competere sul mercato europeo, valorizzando così la pasta 100% Made in Italy.
– CUN (Commissione unica nazionale) grano per eliminare le borse merci locali e non quotare mai sotto i costi di produzione.
– 40 milioni all’anno per sostenere i contratti di filiera e aiuti regionali per il settore: portare a 400.000 ettari la superficie coinvolta nei contratti di filiera, arrivando a garantire ai produttori circa 40 euro al quintale, tra aiuto pubblico e prezzo del contratto.
– Nuova strategia per gli stoccaggi a difesa del grano italiano. Oltre il 60% dei siti di raccolta attuali ha oltre 40 anni.
Infine, il Sindaco Tranchida e l’Assessore Pellegrino auspicano che la Regione Sicilia insieda, dopo 11 anni, l’Osservatorio per l’equità e la giustizia nelle filiere agricole e alimentari, di cui alla legge n. 19 del 10 luglio 2014, promossa dall’Assessore del tempo Dario Cartabellotta. Altro auspicio sarebbe quello che la politica nazionale ed europea si renda conto che sono interessate a queste criticità (vicini al baratro con l’abbandono di tantissime aziende agricole) la salute della popolazione, la dignità dei produttori e la salvaguardia del territorio.