Estate amara per milioni di famiglie: da un lato l’impossibilità di partire per le vacanze, dall’altro l’accesso sempre più difficile ai centri estivi, diventati ormai un lusso. Le tariffe delle strutture private oscillano tra i 100 e i 300 euro a settimana – con punte ancora più alte – cifre paragonabili al costo di una rata del mutuo. I centri comunali, economicamente più accessibili, risultano però del tutto insufficienti rispetto alla domanda.
Una condizione – spiega Codacons- che contrasta apertamente con quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, il cui articolo 31 riconosce a tutti i bambini il diritto al gioco, al riposo e ad attività ricreative adeguate alla loro età: diritti che oggi vengono negati a migliaia di minori.
Il quadro è ancora più critico al Sud, dove – secondo l’analisi di Openpolis – si concentra il 60% dei Comuni con la minore disponibilità di servizi. La scarsità di strutture pubbliche, unita a fondi statali e locali del tutto inadeguati, priva le famiglie di qualsiasi sostegno concreto.
Il disagio – continua Codacons – si somma a un altro dato preoccupante: quasi 9 milioni di italiani nel 2025 non partiranno per le ferie. Una scelta forzata che amplifica le disuguaglianze, lasciando le famiglie con figli a sopportare le temperature estive nelle città, senza alternative di svago o percorsi educativi.
“È una situazione paradossale – afferma Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons –: da anni si parla di incentivi alla natalità, ma le famiglie continuano a essere lasciate sole. I centri estivi hanno costi proibitivi, i servizi comunali non riescono a soddisfare la domanda e, come se non bastasse, queste spese non possono neppure essere detratte dalle tasse. È l’ennesima beffa che colpisce i genitori, abbandonati da politiche inefficaci e da promesse mai mantenute.”