Scrittori: Il monito di pace e tolleranza di Amos Oz al Taobuk Festival di Taormina (3)

29 Dicembre 20182min0

(AdnKronos) – C’è una compenetrazione tra i romanzi di Oz e i suoi saggi. A fare discutere di più è stato sicuramente “Cari fanatici”, in cui si analizza un fenomeno che oggi sembra investire tanti piani della nostra esistenza, in una società polarizzata, in cui le opinioni contrapposte non si confrontano ma si scontrano in un clima di intolleranza. “Il fanatismo – rimarcava infine Oz – è davvero la cosa peggiore che ci ha portato il nostro tempo, non si colloca semplicemente fra i gruppi di fanatici islamici, ma c’è un gene del fanatismo presente in ogni singolo essere umano e dobbiamo prenderne coscienza, sia che si tratti di religione, sia che si tratti di ideologia o di qualsiasi altra tematica, dal femminismo al nazionalismo all’arianesimo, ivi compreso tutto quello che riguarda i risvolti sessuali della nostra vita. Sono assolutamente sicuro che Stalin e Hitler, nonostante non penso volessero farci questo regalo, hanno suscitato il nostro disgusto per i loro metodi, una reazione positiva che per cinquanta, sessant’anni ci ha liberati dal coltivare sentimenti di fanatismo, razzismo, violenza. Questa sorta di trauma “pacifico” è stata la conseguenza di quello che loro hanno perpetrato, ma tale effetto è arrivato ad una data di scadenza e le nuove generazioni ne sono immuni, poiché non hanno vissuto gli orrori del fanatismo di nazisti o bolscevichi”.

E concludeva: “I giovani stanno quindi crescendo con un’inclinazione al fanatismo che si estende a parecchie problematiche e tendono a paragonare le responsabilità di un genocidio a quelle di coloro che si nutrono di carne, fino a contestarli con manifestazioni abbastanza violente. Ricordiamoci sempre che c’è questo gene silente dentro di noi, questo piccolo fanatico dormiente. Se mi fosse data la possibilità, creerei un antidoto, una pastiglietta del buonumore, giacché non ho mai visto un fanatico rendersi conto di cosa sia sentirsi allegro e ben disposto verso gli altri. Allora potrei accettare, se non il premio Nobel per la Letteratura, almeno quello per la Medicina, dal momento che questa pastiglietta sarebbe un grande servizio reso all’umanità”.

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