lunedì 13 Ottobre 2025

Settimana Internazionale di Musica Sacra della Foss, “L’Arca di Noè” per i ragazzi uccisi tra Palermo e Monreale

Settimana Internazionale di Musica Sacra della Foss, “L’Arca di Noè” per i ragazzi uccisi tra Palermo e Monreale

PALERMO (ITALPRESS) – L’attualità entra nella preparazione di uno degli spettacoli più attesi della 67esima Settimana Internazionale di Musica Sacra, organizzata dalla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana con il sostegno dell’Assessorato del Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana. Martedì 14 ottobre, al Duomo di Monreale, alle ore 21, ingresso libero, è infatti in programma l’esecuzione dell’Arca di Noè (“Noye’s Fludde”, 1958) di Benjamin Britten, una delle opere più simboliche del compositore inglese, scritta nel 1958 per unire sul palcoscenico adulti e bambini, musicisti professionisti e dilettanti, in un’unica grande parabola di speranza.

Tratta dagli English Miracle Plays, Moralities, and Interludes, testi di autore ignoto che, rivisti nel XV secolo, furono pubblicati nel 1890, questa nuova edizione dell’Arca di Noè è diretta da Riccardo Scilipoti e coinvolge il Coro di voci bianche della FOSS, il Coro polifonico “Pietro Vinci” di Palermo diretto da Pia Tramontana, l’Ensemble strumentale degli Allievi del Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo e quello dell’Orchestra Sinfonica Siciliana in collaborazione con l’Associazione Museo Sociale Danisinni, per un progetto che unisce arte, educazione e inclusione , in cui la musica diventa strumento di partecipazione e dialogo tra generazioni. Per questo motivo la FOSS e tutti gli artisti dedicano lo spettacolo alla memoria di Andrea, Massimo, Paolo e Salvatore, quattro giovani che sono stati uccisi tra Palermo e Monreale in questi ultimi mesi da loro coetanei, vittime a loro volta della povertà educativa che li ha trasformati in assassini.

Lo spettacolo è ideato da Giovanni Mazzara che ha curato la drammaturgia e la regia, insieme a Gigi Borruso autore del nuovo testo e voce recitante e a Valentina Console autrice delle scene e dei costumi; nei ruoli dei cantanti adulti Antonino Giacobbe (Noè) e Anna Pennisi (La moglie di Noè). “Il titolo originale di questa composizione è Noye’s Fludde, il “Diluvio di Noè” – sottolinea Giovanni Mazzara – Mai titolo fu più aderente alla realtà quotidiana che vede l’intero nostro pianeta soggiacere al cambiamento climatico. Noi tutti siamo testimoni dei disastri che quotidianamente viviamo: corsi d’acqua alimentati da piogge torrenziali straripano con violenza ed inondano strade, città, case e terreni. Persone, auto ed animali vengono trascinati dalla forza della natura e spariscono tra i flutti. … Nella nostra messinscena Noè è un giovane padre di famiglia, un marinaio ma soprattutto un volontario della Protezione Civile incaricato dal suo capo supremo, Dio (la voce recitante) di mettere in salvo il genere umano ed animale. … Nucleo centrale dell’intera opera sono i giovani cantori utilizzati sia come solisti che per gli interventi corali. Giocando e cantando costruiscono l’arca e insieme a Noè portano in salvo sé stessi e gli animali.

Ma il loro compito non è ancora terminato. C’è ancora una urgenza di drammatica attualità: la pace nel mondo. Saranno i ragazzi definiti dal Papa “Pellegrini di Speranza” con le loro giovani voci, e il loro impegno a sognare e lavorare per una pace giusta e duratura”. Il programma musicale prosegue sino al 17 ottobre con altre due serate tutte a ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibili, inizio alle ore 21). Mercoledì 15 ottobre la Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale celebra i 300 anni dalla morte di Alessandro Scarlatti con l’oratorio Agar et Ismaele esiliati (1683), su testo di Giuseppe Domenico De Todis, capolavoro giovanile del compositore palermitano, eseguito in città nel 1691 con il titolo L’Abramo.

Questa ripresa in epoca contemporanea si realizza in collaborazione con il Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo e sarà diretta da Ignazio Maria Schifani alla guida dell’Ensemble di Musica Antica del Conservatorio, con Carlotta Colombo (Sara), Silvia Frigato (Ismaele), Chiara Brunello (Agar), Ugo Guagliardo (Abramo) e Martina Licari (Angelo) solisti vocali. Un raro gioiello del barocco italiano che intreccia le radici bibliche della Genesi al linguaggio drammatico del teatro sacro.

Esponente di spicco della scuola musicale napoletana, Alessandro Scarlatti fu uno dei maggiori compositori d’opera tra la fine del Seicento e i primi 25 anni del Settecento. Dopo una prima formazione musicale, avvenuta a Palermo, Scarlatti, nel 1672, all’età di 12 anni, si trasferì a Roma. Probabilmente nel 1683, quando era ancora al servizio della regina Cristina di Svezia in esilio a Roma e poco prima di trasferirsi a Napoli, Scarlatti compose questo oratorio il cui argomento devira dai capitoli 16 e 21 della Genesi e riguarda la paternità di Abramo. Venerdì 17 ottobre concerto di chiusura con un’altra rarità: la prima esecuzione in Italia dell’oratorio biblico in tre parti La Terre promise di Jules Massenet, diretto dal palermitano Andrea Licata con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, il Ch£ur Philharmonique de Nice diretto da Giulio Magnanini; solisti sono il baritono Laurent Naouri – già interprete di una edizione al Festival Massenet di Saint Etienne, il soprano Chloé Chaume e il tenore Thomas Bettinger. L’esecuzione di questo grande affresco sinfonico-corale che rilegge la promessa di Dio a Mosè come simbolo di fede e speranza, nel segno della rinascita e della luce, avviene in collaborazione con il Palazzetto Bru Zane di Venezia – Centre de musique romantique française, la più importante istituzione che promuove appunto questo repertorio. Dopo circa vent’anni da La Vierge (1880) Massenet ritornò a comporre un oratorio, La terre promise in tre parti su libretto che egli stesso trasse dalla Vulgata nella versione francese di Silvestre de Sacy e che fu eseguito il 15 marzo 1900 nella chiesa di Saint-Eustache diretto da Eugène d’Harcourt. Sulla decisione, da parte di Massenet, di ritornare al genere oratoriale sono state avanzate alcune ipotesi. Secondo Louis Schneider, uno dei primi biografi del compositore, la motivazione di tale scelta andrebbe ricercata nel desiderio del compositore di emulare i grandi oratori di Händel, mentre, secondo altri studiosi, nella moda diffusasi tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta dell’Ottocento, di opere di contenuto religioso. Il testo è appunto tratto dalla Bibbia e principalmente dai versetti del Deuteronomio e dal Libro di Giosuè senza alcuna aggiunta da parte del compositore che si limitò a spostare i versetti da una parte all’altra o sopprimerne alcuni. Alla stesura della partitura vi lavorò probabilmente dal 1897 al 17 agosto 1899 durante i suoi soggiorni a Aix-les-Bains, Pourville ed Égreville.

– foto ufficio stampa Orchestra Sinfonica Siciliana –

(ITALPRESS).

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