venerdì 19 Settembre 2025

Intervista shock al figlio di Totò Riina, reazioni e polemiche

Intervista shock al figlio di Totò Riina, reazioni e polemiche

PALERMO (ITALPRESS) – Fanno discutere le dichiarazioni di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss Totò Riina, intervistato dagli speaker Gioacchino Gargano e Luca Ferrito a Lo Sperone Podcast. “Mio padre non ha mai ordinato l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Giovanni Falcone, quando l’hanno ammazzato, non dava più fastidio alla mafia o a Totò Riina, ma ad altri dietro le quinte”, alcune delle parole più controverse pronunciate da Riina. “L’antimafia è un carrozzone composto da gente che ha bisogno di stare sotto i riflettori”, un altro dei momenti più contestati.

Il padre definito come “una persona che ha sempre combattuto il sistema. Un uomo serio e onesto. Non l’ho mai visto compiere un atto di violenza o tornare a casa con una pistola in mano e sporco di sangue. È stato arrestato perché dava fastidio” e tanti altri passaggi dell’intervista hanno fatto inevitabilmente discutere e provocato lo sdegno e la ferma condanna da parte delle istituzioni.

LA RISPOSTA DELLO SPEAKER ALLE CRITICHE

“Era il lontano febbraio del 2009, avevo poco più di 11 anni, quando uccisero a colpi d’arma da fuoco mio nonno, Salvatore Mangano, padre di mia madre. Incensurato, senza precedenti penali, un semplice operaio edile. Dopo tanti anni non sappiamo ancora chi l’ha ucciso e perché, ma sappiamo che è una possibile vittima di mafia e che la sua storia è finita nell’oblio giudiziario e ogni anno siamo solo io e la mia famiglia a celebrarlo e ricordarlo”. Lo speaker Gioacchino Gargano ha voluto rispondere così alle polemiche scaturite dall’intervista. “Il mio punto di vista – continua Gargano – è assolutamente di condanna verso questi personaggi che hanno macchiato la nostra Sicilia di crimini indicibili. Io mi assumo sempre le responsabilità delle mie interviste da speaker e, a costo di prendermi qualche sberla mediatica in faccia, ho dato la possibilità di esprimere il pensiero a un uomo che è sicuramente pregiudicato, figlio di un animale feroce, il più cattivo e privo di umanità. Un uomo che non si può appoggiare, né elogiare mai. Perché la mafia non si appoggia e non si elogia. La mafia si schifa, la mafia non si approva, la mafia si combatte e si distrugge. Così come ci insegnano i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. “La mafia – continua Gargano – è e resta la “montagna di merda” di cui parlava Peppino Impastato e una ferita profonda nella nostra società, nella nostra terra. Far raccontare la sua versione dei fatti al figlio del capo dei capi, lo riconosco, è stata un’azione insidiosa. A nome mio, de lo sperone podcast e di tutti i ragazzi che ci lavorano dietro le quinte, informo che noi ci discostiamo da qualsiasi sistema mafioso e da qualsiasi pensiero mafioso. Schifo la mafia e il suo sistema da prima che diventassi uomo, da quando ero bambino tra i banchi di scuola. Lì piangevo la mancanza di un nonno ucciso dalla violenza più feroce e che non avrei più visto accompagnarmi a casa come faceva sempre. Non potrei mai appoggiare tutto questo schifo chiamato mafia”. “Proporre – conclude Gargano – di cancellare la puntata dal Web o addirittura tutto il podcast come hanno chiesto certuni politici, che tra l’altro in passato di sono fatti intervistare da me, mi renderebbe solo vittima di un sistema di finti propagandisti della libertà, che della stesa libertà ne fanno una farsa per cercare click nei profili social e voti tra la gente più sensibile”.

LA REAZIONE DELLA POLITICA

“Le dichiarazioni del figlio di Totò Riina sono gravissime e offensive non solo nei confronti della memoria di Giovanni Falcone e delle vittime della mafia, ma anche verso tutti i siciliani che ogni giorno lottano per affermare la legalità. Non accetto che si provi a riscrivere la storia con falsità indegne: Falcone è stato ucciso perché era il simbolo della lotta alla mafia, punto”. Così il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. “La Sicilia – prosegue – non dimentica e non permetterà mai che si tenti di minimizzare la responsabilità di chi ha seminato morte e terrore nella nostra terra. La nostra comunità continuerà a trarre forza dall’esempio di Falcone, Borsellino e di tutti gli eroi caduti per la giustizia, respingendo con fermezza chi tenta di infangarne la memoria”.

“Solo una parola: vergogna. Non me ne vengono in mente altre”. Così il Segretario di Presidenza della Camera e capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, Carolina Varchi commenta con fermezza la vicenda del podcast che ha dato spazio alle parole del figlio di Totò Riina. “Dare voce a un delirante Riina è un atto irresponsabile e pericoloso – sottolinea -. Quel podcast è fuorilegge e non può restare online: attiverò tutti i canali istituzionali per ottenerne la completa rimozione dal web. Trovo terrificante la scelta di dare spazio a un pregiudicato, figlio del più sanguinario boss di Cosa Nostra, mai pentito, mai dissociato, che oggi pretende di riscrivere la storia più buia della nostra terra raccontando un Totò Riina che non è mai esistito. Sembra una barzelletta, ma non fa ridere: offende la memoria delle vittime e umilia la dignità di chi ha lottato contro la mafia a costo della vita. Per questo – conclude Varchi -, presenterò un esposto per valutare misure di allontanamento di questo soggetto da Corleone e dalla Sicilia. La nostra terra non merita simili oltraggi”.

“Le parole pronunciate in un’intervista da Giuseppe Salvatore Riina sono deliranti, false e profondamente offensive per Palermo, per la Sicilia e per la memoria collettiva di chi ha pagato con la vita il proprio impegno per la legalità. Negare l’evidenza storica e giudiziaria sull’omicidio di Giuseppe Di Matteo, infangare la memoria di Giovanni Falcone e screditare chi ogni giorno combatte la mafia, equivale a riscrivere la storia in modo vigliacco e strumentale”. Lo dichiara il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. “Palermo conosce bene il dolore causato da Cosa nostra e non permetterà che la voce di chi tenta di riabilitare l’orrore mafioso trovi spazio o legittimazione pubblica – aggiunge il primo cittadino -. La nostra città sta voltando pagina, anche grazie al sacrificio di magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, imprenditori e semplici cittadini. A questi eroi silenziosi va il nostro rispetto e il nostro ricordo. A chi cerca visibilità, riabilitando il passato criminale della propria famiglia, Palermo risponde con il silenzio del disprezzo. Alcuni nomi non meritano alcuna ribalta, né attenzione”.

IL CORECOM SICILIA ESPRIME SDEGNO PER LE PAROLE DI RIINA JR.

Il Presidente del Corecom Sicilia Andrea Peria Giaconia, esprime sdegno per le dichiarazioni recentemente rese da Salvo Riina Jr. nel podcast Lo Sperone, richiamando l’attenzione sull’importanza di un’informazione responsabile.

“Parole che rischiano di banalizzare la memoria delle vittime di mafia – dice il Presidente Peria Giaconia – e di normalizzare il racconto criminale. I media, i podcast, le piattaforme digitali hanno il dovere di informare in modo affidabile, senza offrire spazio a messaggi che possano confondere o ferire la coscienza civile, offrendo invece rispetto, verità e memoria”.

LA RISPOSTA DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI SICILIA

L’Ordine dei giornalisti Sicilia, si legge in una nota, “prende atto con sconcerto dei contenuti di una chiacchierata fra i conduttori di un podcast trasmesso sul web e il figlio del sanguinario boss mafioso, Totò Riina. La chiacchierata, che non possiamo considerare intervista sia perché i conduttori del podcast non sono giornalisti sia perché il figlio di Riina ha potuto incensare il padre senza che nessuno dei presenti ricordasse le condanne del padre passate in giudicato e i reati a esse connessi, vene considerata un’offesa alle vittime di Riina, a quelle di mafia più in generale e a tutta la categoria dei giornalisti. Con particolare riferimento a quei colleghi che quotidianamente svolgono con professionalità questo mestiere, rischiando la propria incolumità e, a seguito dell’uso e dell’abuso dello strumento della querela, anche i propri patrimoni. L’Ordine dei giornalisti Sicilia invita tutte le autorità interessate a verificare se nel corso del podcast possano essere riscontrate fattispecie di reato e, per proprio conto, si muoverà per verificare il configurarsi del reato di esercizio abusivo della professione”.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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